El Viento Adentro

Stagione OpenAGON 2023-2024

sabato 24 febbraio ore 20.00
AGON, viale Sarca 336, Milano

ingresso libero*
per prenotazioni clicca qui

El viento adentro
su testi di A. Pizarnik e A. Pozzi


con il patrocinio di:
Casa della Cultura dell’Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia
Consolato Generale dell’Argentina a Milano



I parte
Marcela Pavia
Infierno musical
(testo)

II parte
Sergio Lanza
No mi voz (…) sino la otra

produzione AGON
prima esecuzione

con
Elisa Bonazzi voce
Leopoldo Saracino chitarra
Francesco Dillon violoncello
Marcela Pavia e Sergio Lanza elettronica
Massimo Marchi regia del suono

Questo lavoro è il frutto di più incontri. Sergio Lanza incontra per caso i versi di Alejandra Pizarnik e questi iniziano a scavare in lui un forte solco. Marcela Pavia aveva già incontrato la Pizarnik e anche Sergio Lanza ma è solo quando questi le propone di lavorare assieme sulla poesia di Alejandra che nasce l’idea di un progetto musicale, che Marcela, a sua volta, arricchisce del suo incontro con i versi di Antonia Pozzi. Nasce così il progetto di uno spettacolo diviso in due tempi equamente ripartiti tra i compositori, articolato sfruttando le diverse possibilità espressive offerte dalla vocalità, da due strumenti amplificati (violoncello e chitarra) dall’uso dell’elettronica, dalla proiezione visuale di testi e immagini. La creazione di uno spettacolo coerente e unitario, un dramma di voci in forma di concerto, che riesca a superare la diversità delle lingue, delle differenti voci poetiche e personalità musicali, è una sfida che –crediamo– il pubblico riuscirà ad apprezzare sintonizzando la propria domanda di senso sulle coordinate espressive sperimentali e visionarie offerte dai due compositori.



La poesia della Pizarnik è intensa, a volte difficile, estrema, a tratti surreale, innervata da continue interrogazioni sul senso della propria scrittura e, attraverso di essa, sul senso oscuro della propria vita. È fortemente concentrata su di sé, sulla propria sofferente inquietudine ma il balzo verso l’universale passa, con la necessità propria della grande poesia, attraverso la costruzione paziente di un simbolismo personale, denso, iconico, ricorrente. Mi sono subito sentito in grande sintonia con questi tratti caratterizzanti della sua poesia, riconoscendo alcune affinità con la mia ricerca. Il lavoro sul testo è partito col rilevare alcune parole/immagini chiave, ricorrenti nella sua poesia anche a distanza di anni: vida, caer, voces, música, noche, palabra, memoria, viento, silencio. Estratti da varie poesie, i versi che le contengono sono stati raggruppati a formare dei metatesti, funzionali al disegno di una macroforma musicale articolata in sedici momenti. L’uso di microtoni, sonorità-limite e una timbrica vocale e strumentale in continua trasformazione-trasfigurazione, erano gi à parte del mio linguaggio musicale: qui vengono reinterpretati come chiavi di lettura, strumenti di evocazione de los mágicos sonidos. L’elettronica moltiplica, amplifica o concentra alterando, come uno specchio irregolarmente concavo, le diverse voci, offrendo anche un “bordone” grave che a tratti scompare e riappare, come un fondale buio, l’idea negra che la vita e la poesia di Alejandra sempre oscuramente sottendono.

Sergio Lanza


Pizarnik e Pozzi: il filo rosso che le accomuna è il linguaggio;  non il loro linguaggio poetico ma la  ricerca della salvezza attraverso le parole. Salvezza che non arriva, per nessuna, perché il “lenguaje negro, fragmentado, esteril es una trampa” e batte inutilmente per arrivare al vuoto e al silenzio. Parole ricorrenti, specchio di una ricorrenza esistenziale nella quale mi riconosco, poeticamente ed esistenzialmente. Le parole sono estrapolate da diverse poesie ma principalmente da Infierno Musical (Pizarnik) e Grido (Pozzi). Poiché il linguaggio desgarra e le parole sfuggono, la materia verbal, semantica, golpea con soles, per poi frammentarsi in sillabe, suoni, fonemi e grida. L’elettronica spazializza le voci, le moltiplica e le auralizza; si costituisce a volte in parodia degli strumenti; a volte  prolunga questi in risonanze spettrali o amplia orchestralmente la trama sonora. La macro-forma è articolata in 6 grandi sezioni con unità ricorrenti (ritmo pulsato e ossessivo), che si evolvono in modi diversi (e alla fine condurranno sempre e comunque al vuoto e al silenzio), l’altezza è polarizzata, spesso congelata in ambiti fissi. L’evoluzione a spirale degli oggetti sonori, significando i significanti attraverso la ricorrenza, è un tratto stilistico del mio linguaggio, ed è anche poetica del fondale ossessivo di due anime tormentate.

Marcela Pavia



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