Dulle Griet
Stagione OpenAGON 2023-2024
Concerto monografico su Giovanni Verrando
sabato 11 maggio ore 20.00
AGON, viale Sarca 336
ingresso 5,00 €
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Claudia Piga flauto
Alberto Delasa clarinetto
Francesco Pedrazzini percussioni
Diego Petrella pianoforte e tastiera
Yoko Morimyo violino
Luca Colardo violoncello
Marco Pedrazzini direttore
AGON
Massimo Marchi regia del suono
Giovanni Verrando
Animismus (1992)
per clarinetto basso, flauto, violino, violoncello
Second Born Unicorn (2002)
per pianoforte
Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg (2002)
per flauto (+ carta di giornale), clarinetto in Sib (+ claves), violino, cello, piano
First Born Unicorn (2001)
per flauto amplificato
Seventh Born Unicorn (2019)
per un clarinettista solista: clarinetto basso amplificato, demi-clarinet in SIb ed elettronica
Dulle Griet (2010)
per ensemble amplificato ed elettronica
Il concerto offre uno sguardo sulla mia musica, a partire dalle opere giovanili fino a quelle più recenti. Da “Animismus”, uno dei miei primissimi lavori da camera scritto nel 1992, a “First Born Unicorn, remind me what we’re fighting for” del 2001, ai due brani composti quasi contemporaneamente nel 2002, “Second Born Unicorn” per pianoforte e “Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg”, dei quali l’ultimo è una dettagliata orchestrazione per ensemble da camera del brano per piano solo. Pochi anni dopo iniziai a lavorare sulla nuova liuteria e sulla grammatica dei suoni inarmonici. “Dulle Griet” (2010) e “Seventh Born Unicorn” scritto nel 2019 rappresentano questa seconda fase. “Dulle Griet” è un brano per ensemble da camera ed elettronica, nel quale gli esecutori orchestrano e dialogano con i suoni elettronici aggressivi, adoperando strumenti tradizionali trasformati (archi molto scordati, vibrafono preparato con una catena di ferro, e così via) e strumenti alternativi (toy piano, cartoncini plastificati, scatole di cartone). In “Seventh Born Unicorn” il clarinetto si scinde in più strumenti smontati e complessi, per strumentare i suoni complessi dell’elettronica.
Il percorso era dunque iniziato nella mia fase più giovanile, quando pensavo musica sulla base di un organico strumentale dato, accogliendo e appropriandomi dei limiti degli strumenti stessi, per poi giungere alla fase odierna, nella quale elaboro gli strumenti sulla base del mio immaginario musicale. In questo quasi trentennale passaggio, gli strumenti musicali sono sempre più emersi come mezzi per uno scopo, mezzi cioè che si trasformano e vengono manipolati per tradurre un immaginario inevitabilmente in divenire.
Giovanni Verrando