Unisono per Fotodendro e Idropiro
Coro di IDROFONI
Unisono per Fotodendro e Idropiro – Coro di IDROFONI from AGON on Vimeo
di Pietro Pirelli
a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi e Olivia Spatola
produzione AGON, 2014
Unisono per Fotodendro e Idropiro
cerchio dentato di ferro, microfono, amplificatore, bambù, Lampade Sensibili, acqua, luce coerente, laser blu
L’installazione, concepita da Pietro Pirelli appositamente per Palazzo Bevilacqua Ariosti in occasione di Arte Fiera Bologna 2014, moltiplica e sovrappone le infinite suggestioni e potenzialità degli Idrofoni, lasciando che sia il suono a modulare la luce e dando vita ad una vera e propria “polifonia visiva” interattiva.
Al centro del salone, ci accoglie la presenza simbolica, totemica e scultorea di un grande albero, le cui fronde, in bambù, arrivano al soffitto per sostenere ognuna il peso di tre Idrofoni che, a guisa di futuristici tamburi di luce, paiono lampade sensibili alla parola, al canto, alla vibrazione di uno strumento, e la cui pelle assume la consistenza di un velo d’acqua limpida attraversata da un fascio di luce purissima.
Impulsi sonori, prodotti dall’artista o dal pubblico, danno vita ad immagini di luce che, attraverso i dischi d’acqua vibrante, sono proiettate nello spazio tutt’intorno, in un divenire di cerchi e di forme molteplici di grande suggestione.
Improvvisi squarci di luce, verde come il laser, fanno emergere dall’oscurità figure e paesaggi di affreschi, ad opera del Bettini e del Rossi, riportandoli a nuova vita: Palazzo Bevilacqua si fa completamento visivo di opere che, nel loro generarsi in quello stesso ambito, ne divengono parte integrante.
I riferimenti sono molteplici: arte tribale, citazioni mitologiche, filosofie orientali, uniti ad una grande maestria nell’utilizzo di media quali la luce e la musica, insieme ad un intendimento dei sottili rapporti che regolano l’equilibrio tra produzione artistica ed intervento scientifico. L’Idrofono, con il suo stato di “purezza”, la luce, l’acqua cristallina e le canne di bambù, rimanda ad uno stato mentale Zen di pace e di benessere, di meditazione trascendentale; il disco sospende l’acqua in aria permettendoci di osservarne le increspature e di interagire con essa, la luce l’attraversa e va a scolpire delle immagini che richiamano geometrie caleidoscopiche.
In altri casi l’intervento è fonte di colori, di forme, di divertimento ludico su cui emettere un suono, un canto tribale, un ballo sabbatico, primitivo, primordiale. E’ questo il caso dell’installazione posta all’interno del camino ove la visualizzazione di una “fiamma” blu come il laser che l’ha “risvegliata” è frutto di sollecitazioni di frequenze sonore sovrapposte che, muovendo la superficie d’acqua dell’Idrofono, regalano al nostro sguardo infinite suggestioni, per farci partecipi di una esperienza straordinaria, estetica e sensoriale al tempo stesso, da condividere sui vari piani della visione, della percezione e dell’ascolto.
Eli Sassoli de’ Bianchi e Olivia Spatola
«A Bologna sono chiamato a partecipare al terzo appuntamento d’arte di Palazzo Bevilacqua Ariosti, che si tiene in contemporanea ad Arte Fiera. Il Marchese Ippolito invita il pubblico nella sua antica dimora, ad ammirare il contributo site specific di due artisti.
Con Fabrizio Corneli mi sento in ottima compagnia. L’artista fiorentino è presente nel porticato e sulle scale, proponendo alcune sue opere fatte di ombra. L’ ombra ci accomuna, seppur esplorata in modo diverso. In prossimità delle sue figure raffinate e poetiche, io debbo realizzare qualcosa di grande impatto, poiché mi viene assegnato il vasto salone interno, dove arriveranno 1000 persone, ansiose di essere tra gli invitati a palazzo.
Ho bisogno di una presenza scultorea. Tra le pareti scure e le superfici affrescate, le sole proiezioni di luce scomparirebbero, e il suono resterebbe sopraffatto dal vociare delle persone. Così, il suono prende forma visiva diventando la linfa del grande albero di IDROFONI che chiamerò Fotodendro, albero fonosensibile che vibra di luce. Le mie Lampade Sensibili, di ritorno da un tempio coreano, diventano frutti e proiettano al suolo un divenire di ombre floreali. Sono i riverberi del moto ondoso dell’acqua che essi contengono.
L’albero cresce a dismisura, mettendo radici in un piccolo stagno metallico posto al centro del salone. Spingendo i suoi rami di bambù per 10 metri in alto, il Fotodendro sembra cercare una via d’uscita dal soffitto a cassettoni.
Ecco realizzata una struttura con elementi trovati nel mio giardino. Essa va oltre la semplice funzione di sostegno e diventa una performance vegetale e ferrosa inserita nella penombra di un decoratissimo salone, illuminato da austeri candelabri. L’albero di bambù e di corde sostiene dei frutti tecnolucidi di acciaio e plexiglass, che brillano sotto la fredda luce led. Uno di essi si colora di verde artificiale, quando un laser posto in terra ne penetra il velo d’acqua e si riverbera nel cielo di un grande dipinto.
Di sicuro non ho cercato l’assonanza con lo spazio, e il contrasto ne verrà ancor più esaltato dall’oggetto che proporrò al pubblico per interagire con l’installazione. Ecco una mazza dal battente di candido cotone che andrà a percuotere un disco ferroso rimasto nel mio giardino. Si tratta di una grande sega circolare arrugginita, che a suo tempo aveva aggredito i muri di calcestruzzo. Metamorfosi e seconda vita che si manifesta con nuova voce, una volta appesa ad un treppiede di bambù: il fragore dei denti metallici lascia il posto ad un morbido suono di campana, per la gioia di chi non avrà indugio a suonarla. Il suo lungo vibrare, sarà la linfa sonora che darà vita al Fotodendro Fonodendro.
Io sarò anche performer con un tamburo-schermo e una palla di cristallo, ma la memoria del Palazzo, che un tempo ospitò un Concilio di Trento, verrà maggiormente evocata dall’unisono di un coro gregoriano, che muoverà i fiori di luce una domenica pomeriggio.
In fondo al salone un IDROFONO è diventato Idropiro. Arde un fuoco blu dentro un grandioso camino, l’ho acceso e per suo conto alterna bagliori di brace a vampate di fiamma.»
Pietro Pirelli, gennaio 2014
Unisono per Fotodendro e Idropiro
Coro di IDROFONI
ideazione, sviluppo musicale e visivo Pietro Pirelli
a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi e Olivia Spatola
programmazione software Antonello Raggi
laser di Gianpietro Grossi
produzione AGON, 2014
Unisono per Fotodendro e Idropiro – cronologia delle esecuzioni
23-27 gennaio 2014 – Palazzo Bevilacqua Ariosti, Bologna
A Palazzo Bevilacqua Ariosti gli artisti Fabrizio Corneli e Pietro Pirelli danno vita ad una “sinfonia” di luce declinata attraverso linguaggi diversi ma di pari suggestione. Mostra a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi e Olivia Spatola, in occasione di Arte Fiera Bologna 2014.