Di Luna son battiti

AGON al Festival Traiettorie

mercoledì 22 novembre 2023 ore 20.30

Casa del Suono, piazza Salvo D’Acquisto, Parma


Simone Beneventi percussioni

Massimo Marchi elettronica e regia del suono

Riccardo Nova ā (grammatica del delirio)
per percussioni di legno e suoni elettronici

Francesco Maria Paradiso Di Luna son battiti
per percussioni Lunason ed elettronica
commissione Festival Traiettorie 2023
produzione AGON
assistente di produzione Ernesto Tortorella

prima esecuzione assoluta



“Di Luna son battiti” è un’ operazione di scavo. Rinvenire il contatto umano con la «natura del suono». Una relazione inconscia e nascosta che le sonorità degli strumenti “Lunason” (“creatori della vita del suono”) e il modo stesso di suonarli, prova a riportare alla coscienza del compositore, alla sensibilità del musicista, all’immaginario poetico dell’ascoltatore. Nell’opera, il comporre è un processo autogenerativo – di continuo. La diretta manipolazione della materia sonora nella sua fisicità. Una conquista di sapere, di conoscenza dall’interno, che vanifica qualsiasi processo convenzionale di deduzione. Come per i suoi ultimi lavori, la novità di Paradiso per “Traiettorie 33” – la Rassegna Internazionale di Musica Moderna e Contemporanea, Parma, in coproduzione con AGON acustica informatica musica – intreccia e racconta ritmi e spazi, spettri sonori ed energie pure – come le “tammurrine” popolari siciliane (A la Palermitana o A la Marsalisa) e le “tarante” iatriche salentine (“battiti” e ”passi ritmati”, Ahi e Tipi di lamento femminili e maschili) – un universo ancestrale – l’Ur-Ton-Welt si potrebbe nominare, di cui gli strumenti “Lunason”, percussioni dotate di personalità e di storia opera di Domenico Melchiorre, sembrano le misteriose epifanie di un’altra dimensione. La musica elemento dell’orecchio. “Di Luna son battiti” è musica della pulsazione, il timbro ritmico dei sentimenti vivi.

Francesco Maria Paradiso

 In Ā (grammatica del delirio) si respira una vitale sinergia tra l’aspetto elettroacustico e concezioni ritmico/metriche lontane nel tempo, quelle dei Veda indiani, antichissima raccolta in sanscrito di testi sacri. Proprio l’aspetto sacrale, cerimoniale dello svolgimento dell’opera trascina in una visionarietà, una profondità tale che dimentichi che sono strumenti a percussione e suoni campionati ad agire, perché ci troviamo immersi in trame orchestrali, impasti improbabili, gorghi mistico/meditativi. Aspetti ritmici, tribali, si sviluppano nella parte centrale, dedicata ad azioni danzanti e di combattimento, che poi si diluiscono nel finale in un gesto profondamente simbolico. Il dijeridoo viene immerso nell’acqua evocando un ritorno a ciò che ha dato origine alla sua vita vegetale. 

Riccardo Nova