AGON al Festival MA/IN
venerdì 18 ottobre 2024 ore 21.00
Teatro Don Bosco, p.zza Don Bosco, Potenza
Stefan Prins
“Piano Hero #1 – #2 – #4”
Diego Petrella piano, tastiera e performance
Massimo Marchi live electronics e regia del suono
Piano Hero
L’immersione è lo stato di coscienza dove la consapevolezza dell’immerso del se fisico è ridotta o persa dall’essere circondato da un ambiente avvincente, spesso artificiale.
Lo stato mentale è frequentemente accompagnato ad un eccesso spaziale, intensa focalizzazione e distorsione del senso del tempo e dell’azione senza sforzo.
Se qualcosa fa sussultare il musicista fuori dall’immersione e lo porta nella realtà, fuori dall’illusione e lo porta nell’intuizione, allora abbiamo un momento di arresto molto simile all’istante in cui un anticorpo si lega al virus. Improvvisamente si verifica uno spostamento del sistema (immunologico e ideologico) e niente rimane uguale. (J.Blais, J.Ippolito, At the Edge of Art , Thames & Hudson, 2006 p. 58)
Il moderno pianoforte a coda, perfezionato nel 19° secolo, consiste in una tastiera, un set di corde di metallo e un ingegnoso meccanismo di martelletti e ammortizzatori, che fungono da trasmissione tra i muscoli del pianista e le corde. Il corpo di legno del pianoforte amplifica la vibrazione delle corde quando queste sono colpite dai martelletti. In Piano Hero questa configurazione è aggiornata e posta nel contesto odierno, usando alcuni artefatti tipici del 21° secolo: la tastiera oggi è elettronica, è il computer a fungere da trasmissione e le corde sono suonate da un pianista virtuale – l’avatar del pianista in carne ed ossa seduto sul palco – mentre il corpo risuonante di legno è sostituito da un set di speaker elettromeccanici.
Non solo il pianoforte è ricontestualizzato. Il meccanismo di osservazione, se fatto dal pubblico, è anch’esso compreso nell’equazione. L’atto di osservare ha subito un cambiamento radicale di significato in una società in cui si è sempre più monitorati, che sia da milioni di telecamere di sicurezza presenti negli spazi pubblici, da un network di satelliti geostazionari che possono zoomare fino alla dimensione umana o il web sul quale ogni giorno milioni di video amatoriali vengono postati e guardati da milioni di visitatori anonimi.
Piano Hero #1 è il punto zero del ciclo Piano Hero: il pianista diventa un semplice operatore in un modo di bits e bytes. Da Piano Hero #2 in poi, il pianoforte a coda (che è diventato un “fremdkörper” dopo il cambio di contesto di PH#1) entra in gioco per creare un corpo ibrido che articola pienamente la tensione tra reale e virtuale, l’umano e il meccanico, il passato e il presente. Dopo aver re-introdotto in Piano Hero #2 le risonanti caratteristiche del pianoforte e della sua amplificazione queste passano in secondo piano in Piano Hero #3. Il pianoforte diventa una cassa di risonanza, una scatola nera, un filtro in un feedback system controllato da un computer, creando un sistema caotico appena controllabile col quale il pianista deve interagire. Il corpo ibrido che operava in Piano Hero 1-2 è trasformato ancora una volta e posizionato in una realtà ibrida e aumentata. Infine in Piano Hero #4, il pianista e l’audience si trovano intrappolati nelle multiple dimensioni di questa realtà aumentata.
Piano Hero #1 è commissionato da e dedicato a Frederik Croene. Piano Hero #2 è commissionato da Huddersfield Contemporary Music Festival e dedicato a Mark Knoop. Piano Hero #3 & #4 sono commissionati da Ultima Festival Oslo e deBijloke Gent. #3 è dedicato a Stephane Ginsburgh, #4 a Meyer Prin.
Stefan Prins