Anna Livia Plurabelle.it
Teatro elettroacustico dell’ascolto da James Joyce
di Francesco Maria Paradiso
produzione AGON, 2012
con il patrocinio di The James Joyce Italian Foundation
Anna Livia Plurabelle.it
drammafonia per voce recitante, interazioni digitali e live electronics
da Finnegans Wake di James Joyce
durata 33′
James Joyce letto con l’orecchio.
Grana vocale, intonazioni e timbri sono trattati come materia solida per sfidare la comprensione, aprendo i suoni allo spazio, fondendo le percezioni.
James Joyce va letto con l’orecchio. Non si può lasciare il lettore joyciano nella solitudine col libro. Quel libro resterà chiuso.
Finnegans Wake è l’ultima opera di James Joyce, pubblicata a Londra nel 1939.
La sua lettura è un’impresa piuttosto impegnativa: c’è chi lo considera un glorioso fallimento, chi il capolavoro del Novecento. Finnegans Wake è un romanzo, un poema eroico-comico, secondo la definizione adottata da Joyce, “poema eroico-comico in prosa”. In ogni caso è uno dei libri più folli, geniali, illeggibili, imprescindibili e impraticabili della storia della letteratura. Dopo Finnegans Wake scrivere un romanzo non è più stato come prima.
Composto da quattro libri, ricava il titolo da un’antica ballata popolare irlandese: il muratore Ted Finnegan, col vizio di bere, muore battendo la testa e, durante la veglia in suo onore, resuscita dalla bara appena sente stappare un bottiglia di whisky…
Un’allegoria del ciclo universale della vita. Il termine “wake” significa allo stesso tempo “veglia funebre” e “risveglio”. Secondo i critici, se l’Ulysses presenta direttamente i pensieri e i sentimenti di un gruppo di dublinesi durante l’intero corso di una giornata d’estate, Finnegans Wake è il tentativo parallelo di rendere poeticamente i sogni visionari e le sensazioni semi-consce di un singolo individuo durante il sonno di una notte.
Se raccontare la “trama” di Finnegans Wake è difficile, tentare di spiegare la “lingua” in cui è scritto lo è ancora di più. Finnegans Wake è un tornado. Il flusso di coscienza è portato alle sue estreme conseguenze, la condensazione di parole è allo stato terminale, le lingue e i dialetti usati sono almeno una ventina, spuntano idiomi inventati, i neologismi nascono dalla fusione di termini di lingue differenti oppure saldando insieme suoni e pensieri, vocali e consonanti si scambiano, le onomatopee tracimano… nelle prime righe del romanzo un tuono viene espresso con una parola di cento lettere: «babadalgharaghtahkhamminarronnkonnbronntonnerronntuonnthunntrovarrhounawnshawntochoordenenthurnuk!».
La pagina diventa un magma linguistico proteiforme, un puzzle incomponibile.
Con Anna Livia Plurabelle, il capitolo ottavo di Finnegans Wake, ci troviamo di fronte ad una duplice singolarità, scrive Umberto Eco: «Non solo è l’autore che traduce se stesso (il che può accadere altre volte), ma traduce se stesso un autore che ha concepito “un’opera aperta”, e la più aperta tra tutte, e quindi fa di tutto per scatenare le libere associazioni del lettore – associazioni che saranno tanto più inventive e libere quanto più il lettore le accoglierà secondo i meccanismi talora automatici della propria lingua».
La versione utilizzata per Anna Livia Plurabelle.it è rinvenibile in Jacqueline Risset, Anna Livia Plurabelle. Passi di Finnegans Wake tradotti da James Joyce e Nino Frank, Milano, 1979.
Anna Livia Plurabelle.it teatro elettroacustico dell’ascolto (drammafonia)
««Joyce sorrise, si avvicinò alla biblioteca, poi venne verso di me e mi indicò il gioco dantesco di “Pape Satan pape Satan Aleppe”. «Padre Dante mi perdoni, ma io sono partito da questa tecnica della deformazione per raggiungere un’armonia che vince la nostra intelligenza, come la musica. Vi siete fermato presso un fiume che scorre? Sareste capace di dare valori musicali e note esatte a quel fluire che vi riempie gli orecchi e vi addormenta di felicità.»»
Ettore Settanni, James Joyce e la prima versione italiana del Finnegans Wake, Venezia, 1955
Se c’è un campo complesso e in apparenza senza confini in analogia con poetica e lingua di James Joyce è il campo della musica acusmatica con tutto quello che quest’ultima porta con sè: simultaneità, tecnologia che si fa stile, mancanza di visività, interazione fra autore e ascoltatore, ritmi timbri e sonorità illimitate.
Tutto ciò è anche il nostro tempo: l’età dell’informatica.
L’intonazione, la voce, sono l’archetipo della multidimensionalità del timbro, del colore. Quel timbro che oggi, dalla Scuola di Vienna passando per Varèse, i Futuristi e il loro recupero delle qualità del rumore, Olivier Messiaen giungendo a noi, è parametro fondamentale ma mutevole e volatile del nostro sonoro musicale.
James Joyce va letto con l’orecchio. Non si può lasciare il lettore joyciano nella solitudine col libro. Quel libro resterà chiuso.
«A questo punto entrano in gioco le intonazioni, il particolare modo di pronunciare una parola.»
Antonin Artaud, Il teatro della crudeltà
«Le parole hanno possibilità di sonorizzazione, modi diversi di proiettarsi nello spazio. Che si è soliti definire intonazioni.»
Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio
Anna Livia Plurabelle.it punta sull’interazione digitale live fra suono e linguaggio per offrire un originale “teatro dell’ascolto”. Grana vocale, intonazioni e timbri sono trattati come materia solida per sfidare la comprensione, aprendo i suoni (la musica o la melodia della parola) allo spazio e fondendo le percezioni, per far vedere lo spazio ascoltandolo.
Anna Livia Plurabelle.it è un’opera di elettronica live ed interazioni digitali che sonorizza la parola per proiettarla sulle diverse dimensioni di uno stesso spazio: lo spazio enciclopedico di James Joyce, la “scena” di Anna Livia Plurabelle (spazio primordiale, spazio fluviale “chiacchiericciante d’acqua”, in cui si trova immerso il comico ed onirico dialogo di due lavandaie – quasi un intermezzo – che al calare della notte e mentre disputano sulla “stramba” figura di Anna Livia Plurabelle, subiscono un’inestesa metamorfosi in “albe-roccia”), la molteplicità polifonica e vibratile del tessuto onirico di Finnegans Wake visti, cioè letti, con l’ascolto.
Con l’elettronica, Paradiso non mira a sovvertire ruoli, ma a creare un avvenimento d’ascolto ad approfondire il tentativo approssimato, tutto joyciano, di “musicalizzare” la letteratura, a misurare se la saturazione di stimoli è pari all’accrescimento della coscienza.
Anna Livia Plurabelle.it
Teatro elettroacustico dell’ascolto da James Joyce
di Francesco Maria Paradiso
produzione AGON, 2012
con il patrocinio di The James Joyce Italian Foundation
voce Adele Pellegatta
interazioni digitali live Francesco Maria Paradiso
programmazione live electronics Giorgio Sancristoforo
regia del suono Massimo Marchi
Anna Livia Plurabelle.it – cronologia delle esecuzioni
27 febbraio 2012 – Auditorium San Fedele, Milano
Prima esecuzione
28 maggio 2014 – Teatro Rasi, Ravenna
24 settembre 2014 – Libreria dello Spettacolo, Milano